Sadhana - Filosofia
07/12/2021
Il potenziale terapeutico dello yoga
Dott. Manoj Naik
Ramamani Iyengar Memorial Yoga Institute, Pune
Lo scopo dello yoga e gli ostacoli
La salute è uno stato di completa armonia del corpo, della mente e dello spirito. Quando si è liberi da disabilità fisiche e distrazioni mentali, si aprono le porte dell’anima (B.K.S. Iyengar)
Lo scopo finale ed ultimo dello yoga è l'unione della coscienza individuale con la coscienza cosmica.
Tutta la sofferenza e le miserie umane possono finire, mano a mano che ci si avvicina a questo scopo. Per arrivare a questo supremo obbiettivo bisogna seguire con grande concentrazione e impegno il viaggio yogico, sotto la guida di un Guru. Nel percorso si incontrano diversi ostacoli da superare.
Uno degli ostacoli nel percorso dello yoga verso l'emancipazione è vyādhi o malattia (YS, I, 30). Secondo Patañjali, la malattia è l'ostacolo più grave al percorso dello yoga, seguita dall'inerzia, dubbio, trascuratezza, pigrizia, sensi indisciplinati, opinioni sbagliate, mancanza di perseveranza e ricaduta nei vizi (Iyengar, 1997, p.90).
Così lo Yogi deve superare le malattie se vuole raggiungere lo scopo finale dello yoga o kaivalya (YS, II, 25; III, 51; III, 56; IV, 26; IV, 34). Kaivalya è la completa emancipazione, che avviene quando il vedente smette di identificarsi con l'oggetto visto. La malattia è un impedimento per il percorso dello yoga, data la tendenza ad identificarsi con le proprie sensazioni e pensieri, piacevoli o dolorose che siano.
Patañjali suggerisce di sradicare gli ostacoli al percorso dello yoga e quindi anche le malattie attraverso ekatattva abhyāsaḥ (YS, I, 32). In questo modo il sādhāna yogico diventa terapeutico, ovvero curativo anche rispetto ai problemi fisici, per lo Yogi. L'espressione significa letteralmente: mantenere lo sforzo unidirezionale, cioè su di un singolo oggetto, e mantenere la mente focalizzata (Iyengar, 1997, p. 92; Bryant, 2019, p.141).
Lo yoga può aiutare un individuo normale a guarire dalle malattie? Ovvero, può funzionare come una terapia? Sì, uno Yogi realizzato, un maestro, può offrire guida a chi soffre e aiutare i compagni di sādhāna a superare questi ostacoli. Pertanto un guru realizzato può aiutare gli studenti intermedi a intraprendere il percorso, realizzando anche il potenziale terapeutico dello yoga.
La scienza yogica, basata sugli Yoga Sutra di Patañjali è estremamente concisa, basata su determinate definizioni della filosofia sāṅkhya ed è soggettiva, nel senso che enuncia dei principi ma non risponde direttamente a domande e non descrive situazioni. Non c'è riferimento alle malattie che possono essere curate. Non c'è menzione del trattamento, della diagnosi e della gestione. La scienza medica moderna è completamente differente, è sperimentale, in continua evoluzione ed oggettiva; la formazione delle figure professionali è elaborata e complessa. Esistono trattati e diverse pubblicazioni a ogni livello su diagnosi, gestione di varie malattie e trattamenti ospedalieri, studi e centri di ricerca. Anche la moderna terminologia medica è diversa, dettagliata e molto articolata.
Ci può essere un legame o un ponte tra l'antica scienza yogica e la moderna scienza medica, in modo che le basi della terapia yogica possano essere comprese? Assolutamente sì.
Lo yoga ha otto aṇga o membra – yama, niyama, āsana, prāṇayāma, pratyāhāra, dhāraṇā, dhyāna e samādhi (YS, II, 29). Gli yama, o voti, sono cinque ovvero ahiṁsā (non violenza), satya (verità), asteya (non rubare), bramhacharya (celibato) e aparigrahāḥ (non avidità) (YS, II, 30).
Ognuno di questi aṇga della disciplina yogica ha una grande potenzialità. Quanto sia grande la potenza dei voti lo si capisce da esempi dei leader associati ad essi. Il Mahatma Gandhi, praticando i soli ahiṁsā e satya (non violenza e verità), vinse la battaglia per la nostra libertà (ovvero per la liberta dell’India). Nella mitologia indiana ci sono esempi di bramhacarya in figure leggendarie come Hanuman e Bhismacharya. Queste persone sono come super esperti, grandi maestri, di yoga. In tempi recenti il Guru dello Yoga B.K.S. Iyengar si è affermato come esperto di āsana e prāṇayāma.
Attraverso 80 anni di pratica assidua, ha evidenziato aspetti ancora inesplorati degli āsana e del prāṇayāma in modo da poter far luce in maniera esaustiva su vari aspetti della salute e della malattia. Milioni di studenti di tutto il mondo hanno tratto beneficio da questo metodo, che adesso viene chiamato “il metodo Iyengar”. Ci sono molte ricerche ed anche una letteratura medica scientifica che lo possono testimoniare.
Ci sono due aspetti della pratica yoga per uno Yogi:
- sādhāna per l'autorealizzazione. Una volta che lo Yogi raggiunge l’obiettivo finale non rimane appagato e fermo in samādhi ma ritorna alla condizione precedente e fa in modo che anche gli altri possano arrivare a questo stato, guidandoli.
-il secondo stadio avviene quando lo Yogi rimane connesso con il sé, ma il suo human embodiment (il corpo, nel senso spiegato bene da Prashant Iyengar) diventa uno strumento per aiutare gli altri.
Āsana, la conoscenza basata sulla tradizione di B.K.S. Iyengar
Āsana è una combinazione di karma, jñāna e bhakti yoga, cioè di azione, conoscenza e devozione. La via dell'azione è la disciplina del corpo, dei sensi e della mente; il cammino della conoscenza è lo studio del sé; il cammino della devozione è l'abbandono completo a Dio (Iyengar, 1997, p.115). Secondo gli antichi testi dello yoga, esistevano 8.400.000 āsana per lo studio del corpo (ovvero la natura e suoi principi), che furono insegnate direttamente da Ṥiva, per comprendere profondamente il corpo e padroneggiarlo al fine di arrivare all'anima che è all’interno (Birch, 2018). Questo è l'obiettivo dell'āsana (prakrti jaya, la conquista di prakṛ̣ti).
Gli āsana quindi non sono ginnastica, ma sono meditazione fatta con intenso coinvolgimento, assorbimento e attenzione per capire i cambiamenti e le trasformazioni che avvengono all'interno. Senza questo impegno rimangono un mero esercizio.
Ruolo degli āsana nella comprensione e nel mantenimento della salute
Gli āsana lavorano su tutti gli organi e anche a livello cellulare, quindi permettono di ottenere una salute completa, globale, di tipo olistico. Gli āsana sono pertanto chiamati sarvanga sādhāna: questa espressione significa, pratica di tutte le membra. Le varie parti del corpo vengono collocate in diverse posizioni, in modo da rispettare i principi di allineamento, simmetria e geometria.
Questo richiede un’intensa capacità di focalizzare e un profondo coinvolgimento delle più alte facoltà umane. Pertanto gli āsana sono un'arte (karmasu kausalam; BG, 2, 50). In questo verso della Bhagavadgītā si dice che, una volta che l'intelligenza è focalizzata, gli opposti sono superati. Di conseguenza, lo yoga è “abilità nell'azione”, l'arte di lavorare fino alla perfezione.
Il semplice mettersi in una posizione non è sufficiente. Occorre un aggiustamento e riaggiustamento (pose and repose) fino a che non si raggiunge una sensazione di apertura e di sollievo in entrambi i lati del corpo e si sente uno stato di equilibrio (samatvam yoga ucchyate; BG, II, 48).
Questo ha come risultato anga laghavam (leggerezza nel corpo; HYP, I, 19). Perché l’āsana sia corretto è importante che ci sia questa sensazione e l’abilità di percepirla (Baier, 2001).
Guruji ha definito la salute basandosi sulla sua esperienza di ottant'anni di sādhāna. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute è “uno stato di completo benessere, fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”. La definizione di Guruji deriva dalla sua esperienza diretta; è esaustiva e molto migliore. Guruji afferma infatti che la salute è uno stato dinamico, come l'acqua che scorre di un fiume. Quando ci si immerge si tocca sempre acqua fresca. Questa è la maniera in cui l'energia o prāṇa deve scorrere in tutto il corpo. Le malattie si manifestano invece quando il flusso di energia stagna (come l'acqua in una pozza).
Così ci ha dato una definizione risultato di esperienza diretta ed ha anche mostrato a tutti noi il percorso da seguire attraverso questo sādhāna.
Guruji sostiene che attraverso la pratica degli āsana possono essere realizzati molti aspetti della salute, ben al di là dell’enunciato dell’OMS:
-Salute fisica e muscolo-scheletrica
-Salute organica - salute di tutti gli organi addominali
-Salute fisiologica del sistema cardiovascolare e respiratorio
-Salute endocrina
-Salute neurologica
-Salute mentale
-Salute intellettuale
-Salute emozionale
-Salute sociale
-Salute spirituale
La pratica degli āsana serve a realizzare tutti questi obiettivi.
Yoga e malattie
Un āsana può essere facile su un lato e difficile sull'altro. Ci possono essere parti del corpo più rigide di altre, dove è impossibile portare l’energia e l’attenzione. In queste parti del corpo l’energia non scorre. Il lato o la parte del corpo che non riesce a entrare nell’ āsana deve essere esaminato con attenzione, come eventuale primo segnale di malattia. Questo si può notare anni prima che l’anormalità si manifesti nelle indagini mediche o possa essere individuata a livello clinico. Infatti il disturbo è chiaro ed evidente durante la pratica yoga anni prima che appaiano i sintomi propriamente detti.
Nella pratica bisogna accorgersi di quest’asimmetria e dedicare particolare cura alle parti del corpo più difficili. Il passo successivo per un guru è analizzarne le ragioni ed elaborare una metodologia per migliorare e riportare la parte al suo stato originale.
Questo trattamento non è meccanico ma ha a che fare con la sensibilità e la volontà; con lo stato emozionale. Il guru deve diventare tutt'uno col paziente, capire la sua mente e il suo corpo, provare a immaginare su se stesso i sintomi per poi trovare una soluzione che dia sollievo e stabilità all’allievo durante la sua pratica (sthirasukham āsanam; YS, II, 46).
Un tratto distintivo della capacità innovativa di Iyengar è anche l'utilizzo dei props o supporti che danno un corretto posizionamento ed effetto anche a pazienti debilitati o malati. I supporti aiutano a correggere in modo non invasivo gli squilibri interni. Il segreto della precisione (nella pratica) non sta nei supporti, ma nella precisione del loro impiego.
Anche quando gli āsana sono estremamente difficili, i props permettono di focalizzare sulla parte malata e danno il giusto sollievo. In questo modo il paziente può trarre beneficio dalla posizione.
La scienza yogica dice heyam dukham anagatam (YS, II, 16): i dolori futuri possono e devono essere evitati. Guruji aggiunge che lo yoga aiuta ad evitare ciò che può essere evitato e aiuta a tollerare ciò che non può essere evitato. Così si creano le condizioni per raggiungere gli obbiettivi dello yoga.
(Questo testo era stato presentato al Congresso Internazionale: “Yoga for Wellness”, Delhi, 2017. Con l'autorizzazione dell'Autore, è stato tradotto da Adriana Calò ed integrato da Gabriella Giubilaro e Emanuela Zanda)
Bibliografia
Karl Baier, Iyengar and the Yoga Tradition, Iyengar Yoga Resources, March 2001
Jason Birch, The proliferation of āsana-s in Late Medieval yoga texts, in “Yoga in Transformation”, Vienna University Press, 2015, pp. 191-180.
Bhagavadgīta, Saggio introduttivo, commento e note di Sarvepalli Radhakrishnam, Roma, Ubaldini, 1964
Edwin Bryant, Gli Yoga Sūtra di Patanjali, Roma, Mediterranee, 2019
Giubilaro Gabriella, Elementi del sāṅkhya e l’evoluzione della natura, Sadhana Blog, 2021
B.K.S. Iyengar, Gli antichi insegnamenti dello yoga, Gruppo Editoriale Futura, 1997
Referenze immagini
Archivio LOY; Tom Riddle (flickr.com)
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