Aiuta a riportare correttamente il peso sugli ischi (e cioè, nell’ipotesi in cui si vada a destra: sull’ischio interno destro e sull’ischio esterno sinistro) e ad alzare il torace.
Su questo asana BKS Iyengar diceva che the bone of the foot (del piede inferiore) è il cervello della posizione e che deve essere mantenuto a terra. La sedia in questo caso aiuta a sentire questa connessione con il piede e migliora la torsione.
Marīchyāsana III (foto 8).
Riguardo alle torsioni BKS Iyengar diceva che bisogna imparare a girare prima la pelle, poi il muscolo (the flesh). Faceva l’esempio della lettera: se volete leggere una lettera dovete prima aprire la busta.
Preparazioni per arm balancing
Preparazione per Pārśva Bakāsana (foto 9, 9a e 9b)
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Partire da Uttānāsana alla distanza di un braccio dalla sedia (foto 9)
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Portare i piedi sulla sedia (foto 9a)
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Piegare le gambe (foto 9b)
Vasiṣṭhāsana I e II (foto 10).
In tutte queste posizioni la sedia aiuta ad entrare nella geometria della posizione, anche quando i muscoli non riescono a sostenere il peso del corpo.
Śīrṣāsana “appeso” (foto 11).
Il supporto per le mani aiuta ad appoggiarsi mentre si entra nella posizione. La sedia in questo caso viene usata come in genere viene usato il cavallo.
Questa variazione è raccomandata solo agli allievi esperti.
Posizioni sedute
Vīrāsana (foto 12).
Dopo Śīrṣāsana, Vīrāsana (ma anche qualche altra posizione seduta, tipo Upaviṣṭa Koṇāsana) può aiutare a risentire l’elemento terra nelle gambe che sono state a lungo nell’elemento aria; ma per molti la flessione del ginocchio è un problema, quindi fatta con la sedia in questo modo Vīrāsana diventa accessibile a tutti.
Da qui si può anche fare una torsione (foto 12a).
Estensioni in avanti
Paśchimottānāsana
Sedia rigirata, con lo schienale sulle cosce. Qui le gambe sono più larghe del Paśchimottānāsana classico (foto 13).
Estensioni delle gambe
Supta Pādāṅguṣṭhāsana con la gamba contro la sedia (foto 14).
Qui l’uso della sedia serve per distribuire meglio l’allungo nel retro della gamba che in genere, soprattutto per le persone flessibili, è tutto nel retro della coscia e di meno nel polpaccio.
Il retro della coscia in questa posizione, diceva Geeta, è spesso stressed piuttosto che stretched.
Bisogna avere il giusto equilibrio tra mobilità e stabilità:
"La mobilità è lo stimolo ispiratore per procedere mentre la stabilità è l'energia statica per mantenere l'auto-equilibrio o l'auto-forza per avere fermezza. Un praticante di yoga ha bisogno di entrambe le qualità - mobilità e stabilità, l'ispirazione per procedere e l'aderenza per diventare stabilii."
(Geeta Iyengar)
Usare la sedia obbliga a piegare la gamba, per appoggiarla alla sedia, e questo oltre a rilasciare l’inguine frontale fa rilassare l’addome. Spesso dimentichiamo che in questa posizione è importante il lavoro dell’addome che deve allargarsi ai lati e verso l’alto. Afferrare la sedia, inoltre, evita di chiudere le spalle.
La cintura che lega la barra allo schienale impedisce alla sedia di chiudersi.
Posizioni di recupero
Setu Bandha Sarvāṅgāsana (foto 15).
Rilassamento finale
Śavāsana con le gambe sulla sedia (foto 16).
Prashantji dice che ci sono posizioni difficili per il corpo, ma non impegnative per la mente. Mentre Śavāsana è una posizione non impegnativa per il corpo, ma molto difficile per la mente.
Śavāsana ci insegna a mantenere fermi i karmendriyas, a ritirare verso l’interno gli jñānendriya, a sperimentare il silenzio. In questo senso è una pratica che prepara alla meditazione.
Bibliografia
Geeta Iyengar, Mobility in Stability, s.d. [trascrizione di una conferenza tenuta nel 2002]
Stefano Piano, Enciclopedia dello Yoga, Magnanelli, 2006.
Referenze Immagini
Foto di Adriana Calò per LOY
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